Come ogni anno, per chi vive dalle parti di Milano, il periodo da Novembre a Marzo (con estremi variabili) coincide sostanzialmente con “nebbia”, la “simpatica” compagna di viaggio che tutti i giorni abbraccia i conducenti e che costringe talvolta a procedere a passo d’uomo, specie se si è in mezzo alle campagne. E quale moda gira fra la metà degli automobilisti in coda? Quella di tenere costantemente accesi i loro retronebbia. Ma siamo sicuri che questo comportamento non finisca per essere controproducente, creando potenziali situazioni di pericolo?
Ebbene sì, i retronebbia (contrariamente a quelli anteriori) vanno accesi solo se dietro non c’è nessuno e vanno spenti non appena un altro automobilista s’avvicina. Quell’intensa luce serve infatti solo per farsi scorgere in lontananza, quando le condizioni di visibilità sono davvero critiche. Contrariamente, l’effetto che produce è simile a quello di un abbagliante puntato contro le vetture sulla corsia opposta.
Ma nella pratica, come possiamo capire quand’è il momento giusto di accendere (o spegnere) il faro? Basta guardare davanti a sé: se si possono distinguere le luci di posizione delle auto che ci precedono, vuol dire che non c’è bisogno di attivare il retronebbia. Quella luce rossa è così intensa che spesso crea un alone totalmente impenetrabile alla vista.
E da dispositivo di sicurezza, il retronebbia si trasforma in potenziale pericolo. Prima di accendere il retronebbia, date un’occhiata allo specchietto: se non c’è nessuno e siete su una strada di campagna o state percorrendo un’autostrada deserta, accendetelo. Non appena v’accorgete che qualcuno vi sta seguendo, spegnetelo: gli farete una cortesia. In città non serve quasi mai, di sicuro non serve in coda o nel traffico. E se qualcuno dietro di voi vi fa i fari, prima di mandarlo a quel paese controllate di non aver dimenticato il retronebbia acceso!
Fonte: quattroruote.it